Come essere umani abbiamo due tipi di comunicazione: una è introspettiva, essa è impercettibile, spesso trascurata in particolare quando la coscienza è pigra e le forze delle abitudini imperversano; la seconda si presenta quando ci relazioniamo con gli altri nelle diverse occasioni e circostanze pubbliche e private. Quest’ultima, in funzione di come ci rapportiamo con gli altri attraverso parole, modi di essere e azioni, “ci posiziona” nel mondo agli occhi altrui. La comunicazione tra persone fa scattare giudizio, pregiudizio, condivisione e conflitto. Intenzione e motivazione muovono ogni pensare, dire e fare di ognuno.

Riguardo la comunicazione interna, l’equivalente dei Big Data e degli algoritmi che tutto attivano, sono di fatto DNA, evoluzione della nostra cultura, rapporto che abbiamo con la natura, inconscio e sistema di credenze che lentamente mutano al mutare di cause e condizioni esterne ed interne a noi. Questo tipo di comunicazione che adottiamo con noi stessi è intimo, ha i suoi codici segreti, parte da lontano, dipende dall’ambiente educativo di base. La coscienza lo tratta spesso come scontato e non sempre lo ascolta con cura, amore e attenzione.

Tutto ciò che riguarda invece ogni tipo di comunicazione umana tra sé e gli altri che si manifesta a vari livelli, intenzioni, motivazioni e pensiero più o meno cosciente sono sempre la fonte. L’efficacia dei risultati dipende da tono, timbro e volume della voce (paraverbale); da frasi e discorsi più o meno compiuti e sensati che si esprimono (verbale); da segni, segnali, sguardi, silenzi, ritmi del respiro ed espressioni mimiche e posturali varie (non verbale). Il paraverbale, e in particolare il non verbale, sono espressioni potentissime, non possono essere facilmente controllate dalla mente, ed hanno il pregio (?) di non mentire mai.

Minore è la distanza fisica fra le persone, maggiore è l’intimità, e tanto più forte è l’impatto emotivo profondo che scaturisce tra gli attori coinvolti. Più aumenta la distanza fisica tra chi comunica, minore è l’intimità, tanto più il coinvolgimento emotivo è più mentale, culturale, instabile, gregario e spesso superficiale. Segni, segnali e simboli, in funzione di una cultura di riferimento, assumono significati diversi. Tali significati dipendono anche dai propri valori e dalla percezione mutevole e spesso ambigua che si ha della realtà. Sono condizionati anche della visione che sia ha della vita, che varia nel corso dei tempi.

Formazione di gruppi e sottogruppi interconnessi e mutevoli, comportamenti di massa, scelte politiche ed economiche, consumi ed ogni movimentazione umana che avviene nel sociale, dipendono moltissimo da come la comunicazione del momento si esprime a vari livelli in ogni persona e comunità. Da qui ogni guerra e pace, lotta, amore, passione e forma espressiva artistica e non, di ogni epoca in ogni luogo geografico.

Attraverso le evoluzioni che hanno avuto le tecnologie dai segnali di fumo in poi, molto è cambiato nel DNA dell’umanità. Partendo dalla scrittura e dalla stampa, passando da Meucci (telefono) e da Marconi (radio), la comunicazione, dalla tv in poi, è diventata progressivamente sempre più impersonale, massificata con una forte tendenza ad omologare, e si è allargata man mano sempre più ad ampie fasce sociali. Oggi, nella comunicazione, molto del pubblico e privato di una persona si esprime attraverso terminali più che attraverso i cinque sensi e la distanza fisica sensorialmente basata.

Il nostro modo di comunicare si è espanso, creando nel tempo un nuovo tipo di essere umano. Nel nostro secolo, con notevole nonchalanche, comunichiamo sempre più immersi tra smartwatch, cellulari, auto, ultimi modelli di tv, tablet, cloud, server e similari. Audio e video fanno da padroni, giochi di ruolo e realtà virtuale offrono un nuovo modo in più di percepire la vita. Ci facciamo guidare da satelliti, e senza navigatore ci si perde facilmente per tornare a casa. Tutti questi “attrezzi” di vita comune, dialogano anche tra loro, e ci aiutano persino a monitorare la nostra esistenza, i nostri comportamenti e la nostra salute.

Viviamo ormai in tempi dove i ricordi, i pensieri più o meno dichiarati, i modi di sentire e le nostre azioni, sono conservate non solo dal nostro conflittuale inconscio, ma anche da server e cloud. Siamo solo agli inizi chiaramente, ma già una sorta di memoria singola e collettiva è da decenni conservata nello spazio. Essa vive serena, invisibile e senza alcun peso di errori o gioie del passato. Cloud e server non hanno rimorsi, dolori, gioie e illusioni. Le future generazioni prima di nascere e gli adolescenti, sono già tutti cablati.

Oggi tu conosci te stesso/a grazie alla tua mente, e probabilmente il tuo profilo te lo sei creato poco veritiero per star bene con te stesso/a. I Big data sono più esatti, essi registrano semplicemente cosa fai e come ti comporti, non cancellano, non deformano e non generalizzano nulla di nessuno. Loro in modo asettico, senza giudicare, potenzialmente conoscono il tuo vero profilo. Da soli non sanno cosa farsene, ma sanno tutto di te, solo in funzione di ciò che fai, mostri e narri.

Facendo questo per ognuno, loro possono correlare tutte le informazioni tue e delle varie relazioni tra varie tipologie di persone di ogni genere, cultura e fede. Questo non è poco, aiuta a descrivere e anche a predire comportamenti e azioni varie. I Big Data prendono in esame non solo il qui e ora, ma anche cosa probabilmente potrebbe accadere al mutare di particolari variabili relative a cause e condizioni che la vita può presentarti in diversi modi. Con le nuove tecnologie, si possono anche scandagliare i segreti di ogni cosa in natura. Tutto questo, loro da soli non sanno che farsene, ma lo fanno senza sforzo.

Devono farci paura futuro e Big Data? Assolutamente no! Forse è l’uomo, come al solito, che dobbiamo invece eventualmente temere: chi detiene queste info e per quale utilizzo, come le usa, a chi le vende. 

Quando si propaga qualcosa ad altri esseri umani, lo si fa per vanità, per arricchire amicizia o amore, per creare consenso, vendere qualcosa, gestire potere su altri, o combattere nemici della stessa specie più o meno inventati per interessi di pochi sui molti. L’uomo da sempre comunica con un fine, nel tempo non fa altro che trovare sempre nuove forme, mezzi e strumenti, sempre più sofisticati, per meglio condividere e/o convincere. Per questo da sempre vince chi gestisce con abilità info di qualità.

Mosè ebbe da Dio i dieci comandamenti e da quel momento, attraverso quel decalogo, mise un po’ d’ordine e segnò l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Propaganda in modo originale è stata anche il “De bello Gallico” quello che utilizzò Cesare per accrescere la propria reputazione a Roma. Propaganda abile da sempre è stata ad esempio la Chiesa, che fin dai tempi remoti utilizzando abili artisti in un mondo di analfabeti, ha educato e formato generazioni ad un credo, e nel contempo ha creato quella che noi oggi chiamiamo architettura, arte pittorica, scultura e artigianato.

Per convincere, da sempre, più si posseggono strumenti idonei e informazioni “esclusive”, più si è abili nell’elaborare quelle informazioni, tanto più con un po’ di autorevolezza e abilità umana si riesce a trascinare altri. La comunicazione, nel ventesimo secolo, è solo figlia dei nostri tempi, e in maniera sempre più sofisticata, condiziona, protegge o combatte gli schieramenti avversi così come da sempre è avvenuto.

Oggi, la differenza sta nel fatto che mentre a Mosè fu Dio a dare le info e a lui servivano tavole in pietra, oggi, molto più prosaicamente, siamo noi a dare le info ai vari Mosè che ci vogliono vendere, proporre o convincere di qualcosa. Crescita del potere economico finanziario, politica, coesione o disgregazione sociale e le infinite sfumature della democrazia, da sempre dipendono dalla comunicazione dei contenuti; oggi ciò che sta mutando, è che ciò che conta, spesso è più la comunicazione che i contenuti. Che fare?

Divulgare al massimo la cultura di imparare a capire motivazione consapevole, imparare fin da subito a saper leggere numeri e dati, capire le dinamiche della tecnologia del mondo delle telecomunicazioni. 
Andiamo per gradi.

Primo, la motivazione consapevole: la motivazione è importante tenerla sempre monitorata, e non bisogna mai dissociarla dalla intenzione che l’anima. La motivazione aiuta a convincerci di quanta energia vogliamo impiegare per qualcosa di importante. Essa vive sempre in funzione di un tornaconto che deve esserci chiaro. Tale tornaconto può essere sociale, politico, psicologico più o meno nevrotico, emotivo, spirituale, affettivo, sessuale, economico, ecc. La motivazione può essere conscia o inconscia. Una motivazione conscia è un bene prezioso per pochi, e non è sempre presente, quella inconscia è la più diffusa e dannosa. Ad esempio la motivazione inconscia, porta ad avere una mente più facilmente orientata a fare acquisti d’impulso, o peggio ancora, a prendere decisioni irrazionali che apparentemente sembrano invece razionali.

Secondo punto, imparare a leggere la realtà che solo numeri e la nuova scienza dei dati sanno illustrare, decorare e far vivere. Questo lo si fa imparando a familiarizzare fin dai primi anni di scuola con i Big Data. Attraverso questa modalità, noi ora ci stiamo aprendo ad un nuovo mondo. Non possiamo far finta di nulla su un problemino che sorge. Non abbiamo Mosè che riceve le tavole da Dio. Oggi abbiamo poche aziende che gestisco una incredibile quantità di dati dei fedeli di ogni fede. I Big Data non credono alle fake, analizzano le fonti e correlano azioni, comportamenti e fatti. Dobbiamo conoscerli, perché essi ci mettono in contatto con:

  1. I consumi superflui, che non creano benessere ma spesso riempiono solitudini;
  2. Su come si utilizzano i social che diventano sempre più i nostri padri confessori in mille modi diversi, ma ci permettono anche di monitorare le nostre emozioni, se solo lo volessimo;
  3. Il modo migliore per far nascere nuove professioni e far trovare alle aziende nuovi spazi di mercato;
  4. Come usare meglio il web, che è ormai il nostro nuovo amico del cuore che tra cavolate, mezze verità e verità, avvicina la gente ad ogni tema  di umano sapere;
  5. Il nuovo mondo che ormai ci aiuta a non stare o a star bene con noi stessi e a muoverci nelle relazioni in tutte le varie possibili declinazioni.

Terzo punto. Perché è importante sapere come funzionano le nuove tecnologie di comunicazione.
È importante sapere come funzionano queste nuove “macchinette e questi giochini”, perché in tutto questo c’è ahimè una forte propensione a semplificare la segmentazione dei mercati per agevolare i piani di marketing delle aziende. Google e non solo, ci hanno già pensato a semplificare la società! Ad esempio, quanti conoscono cosa fa una bolla di filtraggio (filter bubble)?

La bolla di filtraggio, in funzione della storia di ricerca che ognuno di noi fa nel mondo web, porta a personalizzare i singoli contenuti, e in tal modo, si registra la storia del comportamento dell’utente. Mica è tutto? Questo comporta che essendo il sistema in grado di utilizzare informazioni sull’utente (come posizione, click precedenti e ricerche passate) per confermare ciò in cui ognuno crede, tra tutte le risposte possibili, fa scegliere dal web selettivamente, quelle che vorrà vedere l’utente stesso. 

Lo scopo ultimo? Quello di escludere tutte le informazioni in contrasto con il punto di vista dell’utente, isolandolo in tal modo nella sua bolla culturale o ideologica. In pratica, in tal modo si perfeziona nel tempo la qualità di profilazione di ogni segmento di mercato. Non male vero? Forse per il marketing e la politica non male. Ma non me ne vogliano gli analisti, la società è ben più complessa, è per studiarla davvero, taluni escamotage in particolare se li si danno per scontati nel tempo, non aiutano a costruire modelli migliori. Chiaro perché bisogna capire questo mondo?

Tutte le scelte di utenti che vivono beati ognuno nella propria bolla di filtraggio, essendo sicuri e protetti di aver sempre ragione, accettano più facilmente ogni suggerimento, ma diventano anche sempre più soli, perché la realtà non è così. Mentre ognuno crede che il mondo la pensi come lui/lei, forse sarà vero che le aziende sbaglieranno produzione e target, ma davvero si potrà dire un giorno  … tutti vissero felici e contenti?

Su queste basi, quanto importante è amare i vantaggi del mondo web e nel contempo aver rispetto della continua consapevolezza autonoma della propria mente? In che modo poteri e mercati sempre più si relazioneranno tra loro nel tempo? Attraverso quali altri filtri? Quanti e chi saranno coloro che avranno accesso a questi nuovi “mezzi di produzione”? Al momento è solo effervescenza creativa e caos, visto che siamo agli albori di questo nuovo mondo. Nel tempo … spero a breve … si vedrà.

di Franco Ciardiello

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Ciardiello Franco. Sociologo, esperto in big data, analisi e dinamiche sociorelazionali dell’ecosistema aziendale. Collabora, con strutture specializzate nel monitoraggio e analisi di big data per analisi verticali su brand o prodotti per aiutare a creare efficaci strategie di comunicazione volte ad aumentare la visibilità e i livelli di engagement; aiuta imprenditori, manager e professionisti a  creare strategie commerciali e supporto alle organizzazioni di reti vendite; valorizza il potenziale umano per realizzare progetti condivisi; ponendo cura su attenzione e responsabilità, flussi di comunicazione interna, funzioni, deleghe e poteri per ogni ruolo.