Viviamo in un piccolo grande pianeta sempre più interconnesso ad ogni livello, nonostante le differenze culturali di fondo tentino di resistere per fermare il tempo. Bisogna ora solo evitare il mondo descritto dal poeta Yeats dove: “I migliori non hanno convinzioni mentre i peggiori difendono le proprie con ardore”.

Per questo è utile non perdere mai di vista: 1) la qualità del rapporto che dobbiamo avere individualmente con la nostra mente, il nostro cuore e la nostra coscienza; 2) la qualità delle relazioni che abbiamo con gli altri nella vita reale; e chiaramente, 3) la qualità che con maggiore attenzione dobbiamo avere quando interagiamo con i vari social e il web nel suo insieme, per istruirci, giocare, passare il tempo più o meno da soli.

Oggi più che mai, può capitare che talvolta “i migliori” li scegliamo più in funzione delle reazioni emotive momentanee alle cose sentite su temi a noi cari, salvo poi cambiare facilmente idea, scegliendo nuovi “migliori”, che dicono magari cose opposte ai precedenti.

In tal modo, il pericolo che una mediocrità di massa possa dilagare sempre più a macchia d’olio è altissima. Essere mediocri e ignorarlo è facile, essere tutti migliori e spegnere l’ardore dei peggiori, è più che possibile al solo volerlo. Chiaramente, ciò comporta un impegno nel far lavorare sodo la ragione e il cuore.

La mediocrità è sempre figlia di emozioni inconsapevoli che governano una mente pigra. Una mente pigra ha poca volontà, e quindi con superficialità e sentimenti spesso confusi contribuisce a creare idee, pensieri e azioni non sempre di quelle più funzionali al vero benessere proprio e altrui.

Sottovalutando tale processo, facilmente ci si lascia andare trascurando le proprie ignoranze. Le distrazioni vuote diventano attraenti, e naturalmente a tutto si agisce seguendo l’impulso delle emozioni del momento al di là del bene e del male. Questo modo di essere, aiuta anche per dare forza ad un cieco ego che può alimentare ardore nel parlare tanto per parlare, pur non avendo alcunché da dire, cercando così solo i propri simili, per dimostrare di aver ragione più che condividere e migliorare se stessi e ciò che ci circonda.

Come se non bastasse, abbiamo infine gli apocalittici e gli integrati che entrambi convivono tra progressisti e conservatori (tanto per incasinare ancor più il tutto) e creano scompiglio in ogni schieramento dove nessuno ormai ascolta più l’altro neppure a casa sua. Così tutti si tende a peccare, nel saper cercare equilibrio e distacco coscienzioso, nello stabilire relazioni sensate. Non male lo scenario generale lasciandosi andare.

Oggi più che mai, una cultura della consapevolezza dei propri pensieri e delle proprie emozioni è fondamentale. Mettere al centro l’essere riconsiderando l’antico … “conosci te stesso” deve aiutarci per interagire con diligenza e sapienza, con ogni forma di comunicazione e tecnologia contemporanea.

Più incontro persone positive, equilibrate e creative, più noto che sono proprio costoro a porsi dubbi e ad avere convinzioni “variabili”. Più incontro invece gente senza una precisa analisi delle proprie emozioni e convinzioni del momento, più questi hanno certezze e con ardore dispensano a man bassa “sapere”.

Più nel mondo web si parla per slogan, più i “mi piace” aumentano esponenzialmente. Più si cerca di analizzare la complessità per non semplificare le variabili di un mondo sempre più interconnesso e complesso, più si è percepiti come noiosi, se non addirittura pessimisti.

Ma ad esempio, nel web, volendo, si possono oscurare alcuni fatti se lo si decide? Come, quando, quali fatti e chi al momento può farlo? Può capitare che i motori di ricerca non mettano tra le prime pagine qualcosa che sarebbe meglio magari evidenziare, posizionandola invece in secondo piano? Come e chi decide tutto ciò?

In futuro come sarà regolato ciò che al momento nel web è vissuto (in modo errato) tutto gratis? Perché no, gratis si potrebbe ricevere tutto ciò “che conviene” per secondi fini. Quando pongo questa domanda si annuisce e poi si parla subito di altro. Sarà forse che tutto sembra così intangibile.

Nel pianeta dei big data si sa che non solo il parlato, ma anche il potere delle immagini è mostruoso? In tanti fotografano anche le cose più insensate, forse per dimostrare a se stessi la propria esistenza. I Big Data, però, attraverso analisi semiotiche, tracciano segni e segnali elaborando informazioni che dicono molto su come influenzare chi, come e quando. Come utenti, ci bastano solo le immagini per capire le cose? Noi sappiamo leggere le immagini o ci limitiamo solo a subire emozioni indotte da esse?

Sono ormai una moltitudine gli esperti (più o meno competenti) di comunicazione web. Ma tutti questi studiano davvero con attenzione come comunicare: in che modo, quando, cosa, a quale fine e a chi? I veri professionisti che intendono lanciare brand, carriere, politici e idee, quelli si che sanno come farlo!

Come utenti del web, i Big Data e il mondo online sono il nulla più totale e possono addirittura creare caos se non sviluppiamo intelligenza emotiva e consapevolezza di cosa accade nella nostra mente. Tutto questo, indipendentemente da ciò che possiamo più o meno erroneamente percepire dall’enorme flusso di ridondanti info che ci giungono in tutte le lingue che vogliamo, in qualsiasi momento desideriamo.

Per non perdersi, credo che solo le cinque abilità chiave dell’intelligenza emotiva possano in qualche modo aiutarci ad integrarci meglio tra reale e virtuale. Le cinque abilità da acquisire sono: 1) il saper riconoscere i propri stati emotivi, 2) la comprensione esatta di questi stati emotivi, 3) l’acquisizione di un vocabolario emozionale, 4) la cura dell’espressione, e 5) comprendere le strategie di gestione delle proprie emozioni.

Per educare la nostra mente alle cinque abilità su esposte, una delle cose da fare è avere una biblioteca (anche web) strapiena di letteratura di ogni genere, e tutti dovremmo allenarci a trovare del tempo, anche per “re-imparare” a leggere, fosse solo per riprendere a definire le nostre emozioni, anche immedesimandoci nella vita degli altri. Cosa, questa, che la letteratura da sempre offre.

Ma ahimè, fa invece più “in” avere follower, amici o nemici da combattere e denigrare. Non si legge più e si confondono fatti da interpretazioni. Questo creerà nuovi tipi di divisioni sociali oltre quelle classiche esistenti. Come dire … la torre di Babele sempre più ci dividerà. Paradossalmente, solo attraverso la singola propria coscienza di sé, attraverso riflessioni, analisi e ragionamenti di ciò che accade in ognuno di noi si potrà sviluppare anche una adeguata ed equilibrata coscienza del significato del “noi”, al di là dei migliori o peggiori.

Anche per i professionisti del settore, comprendere al meglio le informazioni preziosissime dei big data non basta, poiché il leggerle (più o meno bene), quelle info del web potrebbero diventare solo “accadimenti” per politiche di breve termine per non perdere fatturato del momento. Cosa importantissima ma non sempre strategica. Guardare il tutto senza un’etica, soffermandosi solo su ciò che appare in superficie, potrebbe addirittura diventare pericoloso economicamente nel lungo periodo, umanamente, socialmente.

Per capire il valore delle cose nel loro insieme, bisogna conoscere i segreti delle tecnologie, ma non bisogna perdere la capacità di capire anche come gli altri potrebbero riconoscersi nell’altro. Credo che sia opportuno concentrarsi oggi più che mai “nel” e “sul” web, senza però mai perdere contatto con la vita privata e reale.

Oggi tutte le informazioni che desideri le puoi ottenere in un istante, è verissimo, tuttavia queste possono giungere in vari modi, talvolta anche involontariamente nel modo e al momento sbagliato. Per poterle poi accettare e innescarle in un analitico, sano … processo digestivo.

Nel mondo reale, ormai, non è difficile avere a che fare con gente che vive un disagio per informazioni ricevute senza aver maturato una capacità di elaborazione delle stesse. Neppure è difficile soffrire per delusioni o illusioni dovute da “amici” che non si è mai guardato negli occhi, condizionando la nostra vita.

Per le connessioni ad personam, ahimè, devi avere tempo oggettivo per te e per coloro a cui  vuoi del bene, troppe cose vere da condividere, tanta sensibilità, pazienza, amore e coscienza. Tutti i tuoi sensi devono essere sia attivi sia consapevoli. Devi dare importanza all’equilibrio e alla tua integrità vera, non costruita solo dalle mode. Sono cose, queste, tutte molto impegnative. Le relazioni virtuali invece sembrano più rassicuranti: quando vuoi, basta un click e le elimini, basta un nulla e le dimentichi.
Ma è davvero così? Anche se cancelli qualcuno dalla tua vita virtuale, questo accadimento davvero non è un seme nella mente e nell’anima?

Sarebbe bene tener conto che il corpo con i suoi cinque sensi, cuore e mente sono un tutt’uno, insieme sono legati da un destino comune, e per continuare ad esistere, abbisognano di chiare sceneggiature (o leggi anche progetti di vita da realizzare nel mondo reale). Se poi la sceneggiatura non possiede obiettivi chiari e consapevoli della vita reale, ogni informazione acquisita perde essenza o assume un valore facilmente distorto dalle emozioni del momento, per poi svanire nel nulla. Tutto ciò deve però comunque avvenire, senza per questo disconoscere la funzione importantissima che le nuove tecnologie stanno portando alle società.

Acquisire info senza uno scopo, uno studio, un interesse specifico, inganna solo la mente per far passare il tempo senza pensare. Come una droga, come la tv, come i passatempi al bar o le chiacchiere inutili con le amiche. Il mondo web è super analizzato in diversissimi modi e con intricatissimi sistemi. Non sarebbe male quindi non perdere mai di vista la qualità della vita reale che migliora senza dubbio grazie al web. Una qualità della vita modifica la qualità del rapporto con le informazioni, e tutto ciò incrementa il valore dell’elaborazione di quello che il macinino trita nell’analizzare ciò che gli viene dato in pasto.

Comunque sia, ogni cosa è sia un bene sia un male. Le future generazioni per forza certi temi dovranno saperli affrontare e sono certissimo che sappiano farlo molto meglio di noi. Ma noi intanto che si fa? Mah … intanto buon Natale, poi si vedrà.

 

di Franco Ciardiello

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Ciardiello Franco. Sociologo, esperto in big data, analisi e dinamiche sociorelazionali dell’ecosistema aziendale. Collabora, con strutture specializzate nel monitoraggio e analisi di big data per analisi verticali su brand o prodotti per aiutare a creare efficaci strategie di comunicazione volte ad aumentare la visibilità e i livelli di engagement; aiuta imprenditori, manager e professionisti a  creare strategie commerciali e supporto alle organizzazioni di reti vendite; valorizza il potenziale umano per realizzare progetti condivisi; ponendo cura su attenzione e responsabilità, flussi di comunicazione interna, funzioni, deleghe e poteri per ogni ruolo.