Una nuova forma di narrazione permette di far diventare un’arte i grafici e le correlazioni statistiche, mentre la pellicola della vita scorre, proiettando ogni cosa su uno schermo che diventa specchio.

Presentazione dei personaggi e alcune premesse sulle caratteristiche umane

Alla base c’è che nella vita reale, spesso ignari di identificarci con le nostre abitudini non sempre funzionali al nostro benessere, ci autolimitiamo recitando quotidianamente un copione più inconscio che conscio.

Ognuno di noi si crea quindi un copione e recita più sceneggiature in diversi teatri della vita. Non sempre siamo protagonisti o veri registi, più spesso pur non volendo, tutti a turno, siamo spesso dei figuranti.

Ci muoviamo in ambientazioni diverse, difficile è scegliere sempre le scene che più ci piacciono, e il rapporto che abbiamo col tempo perde spesso il suo valore per avere una vita piena secondo nostra natura.

Siamo tra l’altro anche vittime di mode passeggere e del bisogno di apparire. Il rincorrere continuamente i desideri ci rende sempre più manipolabili, fragili, instabili, prevedibili e timorosi del futuro.

Reagiamo impulsivamente al linguaggio emotivo di chi presentandosi come classe dirigente, dovrebbe avere invece maggiore capacità di visione delle cose, e più competenze specifiche e specialistiche di ciò che fa.

Per essere “registi della nostra esistenza” occorre capacità di discernimento, attenzione, presenza nel qui e ora, e una solida consapevolezza dei pensieri, prima che questi diventino parole per poi tradursi in azioni.

Ciò che si nasconde in cuor proprio per fare un buon film della propria vita reale, ha molto valore e serve per avere chiari obiettivi e indirizzi. I registi non a caso sono pochi, e ancor meno lo sono quelli che fanno storia.

Ogni sceneggiatura di ogni singolo, narra anche del suo contesto e dei tempi in cui vive. Non solo, si muove in una scenografia e più in generale, in una cultura prevalente del suo tempo.

L’arte, le scienze umani e sociali, da sempre ci cimentano per capire e spiegare questi copioni che si intrecciano tra loro. Ora hanno anche un nuovo collega che legge i tempi con occhi diversi. I Big Data.

Trattasi di una new entry nella storia dell’umanità, avranno un futuro. Possono aiutare non poco i narratori che per fini diversi, devono raccontare le nuove sceneggiature possibili della nostra era contemporanea.

I Big Data raccolgono informazioni di ogni tipo e di ogni tipologia di comportamento possibile su tutti, e su come tutti si relazionano tra loro in maniera multi variata.

Essi sono uno spettatore dormiente ma discretamente presente e attento. Oltre che raccogliere dati di ogni tipo, memorizzano meticolosamente e instancabilmente tutto di tutti della nostra vita reale e virtuale.

Lo fanno con circospezione, attimo per attimo senza contaminazioni emozionali. Tutto ciò accade mentre nella vita quotidiana noi “spontaneamente” ci muoviamo in libertà manifestando i nostri mille “io, tu, noi e voi”.

Ogni ricercatore, grazie ai Big Data, può avere a sua disposizione tantissime info elaborate per tante sceneggiature di vario genere per quanti sono gli esseri. Quali sono le sceneggiature più facili da narrare?

Quelle di chi nella vita reale, ignaro della sua coscienza e del suo potenziale, con timore che non ammette, talvolta con false certezze, si identifica con le proprie abitudini non sempre funzionali.

Costui, limitando la propria esistenza, recita copioni più inconsci che consci più di altri, confonde l’ego con l’io, l’auto stima con la presunzione, e oscurando il vero sé, sottovaluta il potere del suo inconscio.

Vediamo ora che tipo di relazione vedo tra vita reale, sceneggiatura di un film o rappresentazione teatrale, e report di un’analista di Big Data.

Primo Atto: struttura di una sceneggiatura classica in sintesi

Lo sceneggiatore vero, quello dell’arte, utilizzando le informazioni della realtà che gli mette a disposizione la vita, media il tutto con cultura, professionalità e sensibilità artistica, e narra in maniera visiva, una sua storia che riguarda emozioni, sentimenti e comportamenti di come lui o lei li percepisce di sé e degli altri.

Per lo sceneggiatore il lavoro consiste nell’aver chiaro un disegno, e nel declinare la sua storia in scene con qualcosa di significativo che intende comunicare all’interno di un quadro di riferimento.

Lo fa non sottovalutando mai punti di svolta, personaggi chiave, personaggi importanti di contorno, comparse, ecc. Ecco attraverso quale metodo egli organizza i suoi dati, il suo “sentire” e le sue idee:
La scena o ambientazione, stabilisce come, dove e quando accade ogni evento della sceneggiatura;
La scenografia fa capire tecnologie, struttura, architettura, usi e costumi, arte e mestieri di ogni scena;
La colonna sonora evoca suoni, armonie, rumori, silenzi e ritmi riconducibili al momento in esame;
La regia luci è l’evidenziatore, mette a fuoco o in ombra aspetti della realtà che si vogliono far risaltare;
La fotografia infine, ferma un’emozione significativa che il tutto sintetizza della narrazione.

Chiaro deve essere il copione dove il parlato stabilisce contenuti, sottintesi, toni, forza e debolezze delle relazioni che si stabiliscono tra gli attori che sono gli interpreti che danno spessore e senso al tutto.

Secondo Atto: il parallelo

L’analista, guardando sé e la vita, capendo bene il disegno che deve avere, scrive invece il suo report, utilizzando prevalentemente le informazioni della realtà che mette a disposizione il macinino (il computer che elabora gli algoritmi che raccolgono dati e informazioni che giungono da ogni parte del web).

Questo lavoro può farlo utilizzando la logica della sceneggiatura, e narrare così in maniera visiva, una storia di infinite correlazioni statistiche che parlano di noi, delle nostre emozioni e dei nostri comportamenti.

Tale approccio può aiutare ad inquadrare più aspetti delle variabili da analizzare, permette di adoperare diversi codici di lettura, e facendo attenzione nel muoversi in funzione di precisi fini, senza mai alterare le cose e senza mai perdere la visione d’insieme del tutto, offre una chiave di lettura ricca di sfumature.

Per l’analista di Big Data, la sceneggiatura è molto simile a quella teatrale, se vogliamo. Essa riporta infatti percorsi e colpi di scena, e come ogni sceneggiatura che si rispetti contempla:

La scena o ambientazione, dove si stabilisce come, dove e quando accade un evento significativo della sceneggiatura (mercato del committente), ovverosia analizza quanti sono i segmenti in contesti ben precisi, approfondisce meglio dove sono collocati, in che modo e attraverso quali relazioni interagiscono, quali sono le possibili ambientazioni, come queste possono modificarsi e in quali direzioni (area geografica, contesto, ecc.) accadono i fatti salienti dei clienti acquisiti o potenziali di ogni committente.

La scenografia riguarda invece la cornice e le tecnologie presenti, la struttura di riferimento da considerare, l’architettura dell’offerta in quella cornice, usi e costumi necessari per accedere e dare il giusto posizionamento a brand, servizi e prodotti del committente.

La colonna sonora, dove l’uditivo deve avere il suo perché. Qui si evocano suoni, armonie, rumori, silenzi e ritmi che occorrono per creare una giusta attenzione a quanto un brand intende proporre al suo mercato di riferimento attraverso la sua offerta, e come questa deve prendere forma.

La regia luci, dove si mette a fuoco o in ombra aspetti della realtà che si vogliono far risaltare o meno per mettere in luce al meglio quanto si intende proporre al mercato.

La fotografia infine, quella che ferma un’emozione significativa che il tutto sintetizza della narrazione. Racconta  segni e segnali che devono avere le immagini migliori per essere efficaci e consone al proprio target di riferimento. Talvolta, attraverso delle foto, si colgono sfumature di grande rilievo.

Il copione che studia l’analista, altro non è che il parlato verbale e paraverbale che gli attori raccontano nella realtà per quel mercato. Sono i dialoghi che devono essere considerati in funzione dei dati raccolti. Il copione serve anche per dare potenza ai contenuti sia nella comunicazione sia nelle strategie di vendita.

Intermezzo (riflessioni alla buvette su quanto affrontato)

Lo sceneggiatore “vero”, in pratica, più esprime tutto ciò che può e più tocca cuori ed emozioni del pubblico, tanto più aiuterà l’umanità a crescere. Ogni analista o ricercatore che utilizza i Big Data invece, anche se non vincerà mai un Oscar e non sarà mai menzionato nella storia dell’arte, del cinema o del teatro, racconta in modo diverso ma con il medesimo linguaggio dell’artista, chi siamo, come ci muoviamo e cosa desideriamo per sentirci appagati sia da un punto di vista edonistico, ma a volte, anche da un punto di vista eudemico.

Vediamo ora i vantaggi di chi finanzia un lavoro del genere. Nel primo caso, il produttore cinematografico o teatrale, letta la sceneggiatura che gli viene proposta, in funzione di sue intuizioni e/o visioni, elabora una strategia, calcola i costi e benefici del progetto, e affida ad un regista la realizzazione del tutto. Nel secondo caso, il committente invece, ricevuta “la sceneggiatura”, la studia, elabora una strategia, e si affiderà poi al suo regista (direttore marketing e/o commerciale) per realizzare i suoi disegni.

Fine intervallo, si rientra in sala

Terzo Atto: Si chiariscono messaggi chiave e ruoli strategici.

Uno sceneggiatore “vero” stabilisce a priori scenari, scenografie, inquadrature e giochi di luci dettati dalla sua particolare visione di ciò che intende narrare attraverso un suo linguaggio e stile di comunicazione. Egli sa bene che le corde che tutto muovono su ogni scena in ogni luogo, sono: salute, libertà, consumi e denaro, qualità della vita, amore, sesso, paure e morte. In tal modo, attraverso al propria cultura, idea, coscienza e sensibilità, esprime tutte le sfumature dell’umanità in maniera artistica o documentaristica.

Uno sceneggiatore analista, non stabilisce a priori scenari, scenografie, inquadrature e giochi di luci dettati dalla sua particolare visione di ciò che vuole narrare. Semplicemente li deduce con attenzione e prudenza. Diversamente dal suo collega artista, attraverso la propria cultura, coscienza e sensibilità, egli esprime tutte le sfumature dell’umanità in maniera statistica, leggendo con equilibrato distacco correlazioni, causalità degli eventi, e grafici; confrontandosi con ingegneri, specialisti del settore ed economisti.

Anche in questo secondo caso però, le corde che tutto muovono ogni scena in ogni luogo, sono quelle sopra riportate: salute, libertà, consumi e denaro, qualità della vita, amore, sesso, paure e morte. Ma qui, questi fondamentali, devono esser ben letti e scritti, per diventare linee guida anche emozionali, ma che devono aiutare a descrivere narrazioni utili ad un committente che deve fare investimenti e prendere decisioni.

Colpo di scena: I Big Data, se utilizzati in maniera attenta, offrono anche delle chiavi di lettura che ci aiutano ad entrare meglio nella mente e nell’anima di ogni personaggio. Questo è possibile farlo mentre ognuno si muove tel teatrino di questa vita decidendo, comunicando pensieri, intenzioni, emozioni e azioni.

Sia per gli artisti, sia per gli analisti, leggere le anime però comporta una grande attenzione e responsabilità all’uso che bisogna fare della propria mente, della propria coscienza, della propria cultura e dalle parole che si adoperano per toccare cuori e menti, facendo sì che il meglio di ognuno sia solo quello che emerga.

Quarto atto: Ciak si gira. Veniamo a noi. Alcuni indizi dal web per costruire una sceneggiatura

Veniamo a noi, che viviamo in un mondo dove solo in pochissimi detengono la ricchezza mondiale mentre per gli altri, essere ricco e povero dipende da tante cose; dove città e periferia creano nella realtà mondi paralleli; dove mondo reale e virtuale convivono, ma non si sa ancora bene per quale giovamento e per quali danni; dove le nazioni segnano confini che continuamente mutano; nel nord, nel sud, ad est o ovest del mondo, ognuno in ogni luogo, si sente insicuro, e si pone al centro del mondo per darsi forza.

Veniamo a noi, dove il conflitto generazionale è subdolo ed è sempre dietro l’angolo, è ambiguo, non lo vogliamo vedere per reciproca convenienza delle parti in gioco; non vi è Stato che non sia indebitato e non si sa più verso chi, con Paesi poveri che aumentano, mentre aumentano anche i poveri nei “Paesi ricchi”. Veniamo a noi, dove il vecchio mondo del lavoro è in crisi e nessuno sa che ciò che bisogna fare non è certo e non a tutti potrebbe piacere; tutto ciò, mentre ancora non è esplosa la vera digitalizzazione.

Veniamo a noi, che confondiamo il significato di aridità, egoismo, amore e amicizia, e non sappiamo neppure più la differenza tra sentimento, desiderio, passione ed emozione. Fare famiglia è quasi un lusso per pochi. Tutto questo, mentre parliamo con scioltezza di benessere e visione olistica della vita. Ci stressiamo la vita, per trovare SPA, palestre, chirurghi plastici, metodi, luoghi e cose da fare … solo per rilassarci.

Veniamo a noi, che tutto pensiamo di decidere con ragione e lucidità, mentre schiavi di emozioni e di bisogni creati dalla mente, spesso con incoscienza desolante, viviamo quasi beati, realmente soli, ma con migliaia di amici senza volto presenti nel nulla. Veniamo a noi che non sappiamo piacerci con intelligenza, immersi narcisisticamente nella vanità; fotografiamo ogni cosa senza più un perché è un per chi.

Tutti alla ricerca del benessere pensando per lo più al denaro, pur ignorando ormai il valore reale del denaro stesso, del lavoro e del valore delle cose reali e irreali, non sempre siam consapevoli del surreale che ci stiamo inventando. Abbiamo paura della privacy, solo quando qualcuno ce ne parla.

Parliamo di ambiente e di natura, se va bene, vedendo la natura con gli occhi delle vecchie scienze, ignorando le nuove scoperte, senza mai poter fare a meno delle comodità e senza aver quasi più nulla di naturale in mente per la cura del corpo e nel rapporto con l’ambiente che ci circonda.

La sceneggiatura che ci vede ora protagonisti, ha una chiara scenografia. In ogni posto del mondo, sempre di più e man mano sempre più anche nei luoghi più remoti, iniziamo a muoverci, condizionati dall’intelligenza artificiale, dalla robotica e dall’uso di big data. Tutti strumenti che se ben gestiti, aiutano a radicarsi nel presente, offrendo chiavi di lettura per leggere il passato, e dati per guardare al futuro con maggiore lucidità.

I Big Data se tutti imparassimo a leggerli, si potrebbe scoprire facilmente che il mondo web è già un magnifico specchio lucido, onesto e trasparente che ci riflette senza inganno. Ci mostra sia chi siamo sempre stati, sia chi stiamo pian pian diventando nel bene e nel male in ogni parte del mondo!

Quali sceneggiature scriveresti per dare fiducia all’economia, al mercato, al cuore e agli animi delle persone che devono essere incitate ad uscire dal torpore? Come valorizzeresti il meglio dell’umanità?

Due domande prima del commiato

Partendo dai dati, conoscendo la vita secondo una propria visione e cultura, come possono essere schematizzate le scene delle nostre sceneggiature? Quale copione potrebbe recitare chi è a quale fine?

The end

di Franco Ciardiello

__________

Ciardiello Franco. Sociologo, esperto in big data, analisi e dinamiche sociorelazionali dell’ecosistema aziendale. Collabora, con strutture specializzate nel monitoraggio e analisi di big data per analisi verticali su brand o prodotti per aiutare a creare efficaci strategie di comunicazione volte ad aumentare la visibilità e i livelli di engagement; aiuta imprenditori, manager e professionisti a  creare strategie commerciali e supporto alle organizzazioni di reti vendite; valorizza il potenziale umano per realizzare progetti condivisi; ponendo cura su attenzione e responsabilità, flussi di comunicazione interna, funzioni, deleghe e poteri per ogni ruolo.