da http://www.ilsole24ore.com – 13 marzo 2013

Il vino italiano sempre più forte all’estero. L’export di etichette made in Italy ha infatti chiuso il 2012 con una crescita del fatturato del 6,5% che ha portato il giro d’affari complessivo a raggiungere il nuovo record di 4,7 miliardi di euro.

All’estero oltre il 50% del vino italiano
Dai dati forniti dall’Istat emerge che il nuovo traguardo del fatturato estero è stato tagliato nonostante il contemporaneo calo dei volumi esportati (-8,8%). Il che lascia immaginare un progressivo rafforzamento dei prezzi almeno sui mercati esteri. Inoltre, considerato che nelle ultime due vendemmie sono stati prodotti in media poco più di 40 milioni di ettolitri l’anno e che nel corso del 2012 sono stati spediti all’estero 21,2 milioni di ettolitri se ne deduce che l’Italia invia oltrefrontiera oltre il 50% della propria produzione.

Usa e Germania principali mercati 
Sul piano delle destinazioni gli Usa si confermano principale sbocco per il vino italiano con un controvalore degli acquisti dell’Italia che ha superato il miliardo di euro (+6,1 per cento). In termini di valore delle esportazioni gli Usa sono poi seguiti dalla Germania (957 milioni, +4,1%), dal Regno Unito (535 milioni, +5,1%), dalla Svizzera (298 milioni, +11,5%) e dal Canada (283 milioni, +11,3). Si segnalano inoltre incrementi a doppia cifra anche in Francia (+14,5%), Giappone (+27,7) e in Svezia (+24,7).

Con fisco e burocrazia non mancano le battute d’arresto 
I dati positivi sul piano dei valori non devono però trarre in inganno. Infatti in più di un caso non mancano le difficoltà. Oltre alle flessioni in Danimarca (-11,8%) e Repubblica Ceca (-20,3%) vanno segnalati soprattutto i cali riportati in due mercati particolarmente promettenti. In Russia (-15,2%) le spedizioni sono state bloccate dalle difficoltà burocratiche al rinnovo delle licenze all’import. Mentre invece gli elevati dazi all’ingresso hanno frenato le vendite (-13,9%) in Brasile, un altro mercato in grande fermento.

Per il vino italiano la priorità restano gli Stati Uniti 
Nonostante già siano il principale sbocco per le bottiglie made in Italy, tuttavia è proprio sugli Stati Uniti che occorre concentrare gli sforzi. Si tratta infatti di un mercato che a partire dagli anni ‘90 ha intrapreso un promettente trend di crescita che non sembra arrestarsi. «Gli Stati Uniti sono già oggi un mercato maturo – ha detto stamani a Roma l’esperta del mercato vinicolo americano Geralyn Brostrom nell’ultimo dei tre seminari organizzati dalla società di consulenza International exibition management (Iem) – a differenza della Cina che forse sarà un mercato importante per il vino solo fra qualche decennio. Oggi negli Usa i consumatori in “età legale” per bere alcolici sono circa 100 milioni. Di questi il 48% sono i figli del “baby boom” e hanno oggi un’età compresa fra i 49 e i 67 anni. Mentre un altro 28% è rappresentato dalla categoria dei millennial (tra i 21 e i 36 anni). Si tratta di uno zoccolo duro di consumatori esperti e fidelizzati che continuerà ad acquistare vino anche nei prossimi anni». E per continuare a crescere su questo fondamentale mercato occorre «presidiarlo – ha aggiunto la Brostrom –, seguendo da vicino il flusso delle esportazioni e senza snobbare i mercati di “secondo livello”. Aree come quella di Milwaukwee o del Texas nelle quali ci sono comunità italiane radicate e che presto esprimeranno tutte le loro potenzialità».

Un contributo decisivo verrà dai social network 
Infine un appello è venuto dall’esperto di web, Paolo Errico che ha mostrato come sia possibile monitorare grazie a blog e social network in tempo reale i riflessi di un evento o l’appeal di un singolo marchio. «Le nuove modalità di ricerca basate sull’engagement – ha concluso Errico – evidenziano non più la singola citazione di un marchio o di un’azienda, ma le discussioni e i commenti attivati su un determinato prodotto o un evento fornendo anche il profilo di chi effettua il commento. E le imprese, se non vogliono restare ai margini, dovranno sempre più attrezzarsi per produrre contenuti e partecipare a questi eventi».