da Agenparl

Verona, 04 dic  – «Nel 2011 l’analisi del mondo 2.0 era al 100% riferita ad aspetti quantitativi, numero fan e follower. Tre anni dopo, la percentuale scende sotto il 50%, lasciando spazio alla qualità del target, sentiment, strategia e una minima percentuale di predittività. Un dato, quest’ultimo, che fra due anni sarà invece determinante per il 20%, mentre la quantitativa scenderà sotto il 10 per cento».   È la fotografia che Paolo Errico, ad di SocialMeter by Maxfone (azienda italiana leader nell’analisi del mondo social grazie ad un algoritmo esclusivo nato dalla collaborazione con tre università e che coinvolge più di cento ricercatori) ha scattato nel corso del seminario “Wine blog: utili o inutili?”, presentato oggi a wine2wine, il primo forum di Veronafiere-Vinitaly dedicato al business del settore vitivinicolo «Secondo la multinazionale Cisco nel 2020 – ha ricordato Erriconel mondo ci saranno 50 miliardi di device online (oggetti collegati alle rete, ndr) generatori di Big Data che, solo negli USA, produrranno 1 milione di nuovi posti di lavoro per analizzarne i contenuti». 

Ma qual è il rapporto delle cantine italiane con i blog e più in generale con i social network? L’attenzione si sposta dall’essere presenti –  ormai il 94% delle cantine dispone almeno di un sito internet collegato a uno o più social –  alla content strategy, al dialogo diretto con gli utenti e allo studio dell’immagine grafica, come hanno evidenziato nei loro interventi Giovanna Lazzari della Casa Vinicola Zonin, Matteo Bisol di Venissa (Bisol), Stefania Paglino di Planeta, Lene Bucelli di Avignonesi e Alessandro Cortes di Argiolas.   A dimostrazione che il settore del vino è entrato in una fase più matura e consapevole dell’utilizzo degli strumenti social e della comunicazione virale.