Le piattaforme social sono canali fondamentali per veicolare contenuti specifici per le esigenze del pubblico. Potrà Snapchat ritagliarsi uno spazio all’interno di queste dinamiche?

Snapchat è l’app che più di tutte gioca con il tempo e la sua relatività.

La liquidità identitaria aziendale, cioè la capacità del brand di adattarsi ad ogni canale e forma di comunicazione, può e dovrebbe incanalarsi verso le ultime piattaforme social immesse sul mercato, di cui Snapchat è sicuramente la più innovativa. Spesso, però, si rischia di incappare nel paradosso di disporre di tutti i canali social esistenti sulla rete senza avere poi il tempo necessario per poterli gestire in maniera appropriata. Il tempo è una variabile fondamentale da tenere in considerazione perché, a differenza della registrazione su Facebook e Twitter, costa, e anche parecchio.

Snapchat è un’applicazione di messaggistica istantanea “effimera”, in quanto ciò che viene condiviso scompare senza lasciare più traccia dopo (massimo) 10 secondi. È stata creata per la condivisione dei momenti e, di conseguenza, la forma multimediale che preferisce è la fotografia.

Ma come può un’azienda che vuole raccontare al meglio la propria identità fare affidamento su Snapchat?

A primo avviso potrebbe sembrare la classica applicazione per adolescenti perditempo, che unita a una certa dose di voyeurismo e malizia, riempie la rete di contenuti frivoli e pressoché inutili. Tralasciando i commenti di natura moralistica, proviamo ad addentrarci in quella che potremmo definire Snapchat marketing. Ogni social media ha caratteristiche specifiche che altri non hanno. Su quelle caratteristiche occorre creare il proprio messaggio e la propria linea comunicativa. Pensare di usare Snapchat per fidelizzare un cliente e oppure per descrivere un prodotto sarebbe folle, se non addirittura controproducente. Quello Snapchat può invece fare è generare curiosità. Fornire contenuti che normalmente non si diffonderebbero ma che data la natura effimera del mezzo social in questione ci si può permettere di veicolare. Non vi stiamo dicendo di dismettere i vecchi canali di comunicazione per reinvestire tutto in Snapchat. Assolutamente no. Snapchat non vi permetterà di creare librerie, archivi o playlist. Tutto ciò che condividerete scomparirà dopo 10 secondi. L’esperienza che questo social genera è finita.

Snapchat diventa così uno strumento di storytelling informale ma dalle caratteristiche autentiche e a basso grado di fedeltà (lo-fi). Pensate a un’immagine che scorrete svogliatamente su Instagram: quanto tempo impieghereste per fare doppio tap nel caso in cui l’immagine vi piacesse? Molto meno di 10 secondi. Diciamo tra i 2 e 3.

Snapchat diventa così interprete di una cultura di massa 3.0 che non solo si basa sull’immagine e sulla sua condivisione, ma anche sulla velocità con cui tale immagine viene veicolata e resa virale.

Citiamo per concludere un caso aziendale efficace che sta facendo un’ottima presa sul pubblico. Stiamo parlando del World Wildlife Fund, meglio conosciuto come WWF, che ha lanciato una campagna Snapchat riguardante alcuni animali ad alto rischio di estinzione: https://youtu.be/TOAHBSxMBEA