L’Arena – www.larena.it – 09 maggio 2013

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Il recente Vinitaly, una delle rassegne mondiali di maggior successo nel mondo del vino, ha rappresentato il momento ideale per tirare le somme e verificare lo stato di salute del mercato e delle aziende vitivinicole italiane. I numeri parlano chiaro: crescita a due cifre in tutti i mercati internazionali a fronte di un ulteriore calo della domanda sul mercato domestico, continua ricerca e innovazione, soprattutto nelle aziende leader, e soprattutto alta qualità.

L’epoca dell’etanolo è ormai un ricordo lontano, e se esiste un settore che ha saputo costruire il proprio successo anche dagli errori del passato questo è proprio il vitivinicolo. Gli operatori ritengono che oggi questo comparto, simbolo di italianità, sia il nostro migliore ambasciatore nel mondo: il life style italiano, fatto di cultura, storia, territorio e passione, trova nel vino la dimostrazione della sua eccellenza.

Ma il successo delle nostre aziende non è soltanto basato solo sulle indiscusse e scrupolose qualità “industriali” nel produrre; i grandi brand del vino italiano hanno aperto la strada verso nuove frontiere, dove il fattore determinante, è stato la capacità di raccontare emozionando il life style in Toscana o in Valpolicella, attraverso un processo di comunicazione innovativo più vicino alla persone che degustano il prodotto.

Anche nella comunicazione i numeri sono di tutto rilievo e presentano qualche sorpresa: nel periodo a cavallo del Vinitaly 2013 Maxfone – azienda veronese che si occupa di monitoraggio, misura e analisi comportamentale nei social media – ha analizzato oltre centomila tweet in tutto il mondo, con un picco del “parlato” proprio durante la rassegna, dove l’hashtag più utilizzato è stato proprio #vinitaly2013. Ma se nell’immaginario collettivo il vino più famoso nel mondo è il Chianti, nella rete vince il Prosecco, fatto da non sottovalutare soprattutto in considerazione dei nuovi target, quelli degli under 35 che utilizzano solo gli smartphone e i tablet oltre che assidui frequentatori dei social network.

Seguono poi in misura decrescente, forse in linea con un mercato più di nicchia e produzioni volutamente limitate e di qualità, Pinot Grigio, Barolo, Amarone, Valpolicella e Brunello, vini sicuramente rivolti ad altri target.

Anche per le piccole aziende del vino è nella rete dei social media che si gioca il futuro dell’internazionalizzazione e dell’acquisizione di nuovi target: grazie a queste nuove piazze sociali è possibile raggiungere direttamente il consumatore finale. Anzi, sarebbe giusto dire che è il consumatore ad arrivare direttamente alle aziende, che postando, condividendo e chattando mettono a disposizione della clientela numerose informazioni. Grazie a capacità e strumenti di analisi, questi dati possono poi essere interpretati e declinati in bisogni e necessità, o intercettati come nuovi trend del momento e tendenze nel medio lungo.

 Questi sono gli ingredienti della nuova sfida: comunicare il brand, emozionare con il life style e sapersi cimentare in questo nuovo oceano di informazioni (big data) per conoscere sempre più il proprio cliente e sviluppare il nuovo servizio o prodotto in funzione dei suoi bisogni. 

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