da WineMeridian

I consigli dell’esperto di social media marketing Paolo Errico

Quando la narrazione aziendale incontra il pubblico: l’identità liquida.

In uno scenario in cui persino aziende dagli altissimi contenuti finiscono con il perdersi nel vastissimo oceano del web marketing, lo storytelling del brand diventa una condizione imprescindibile per (ri)emergere e tornare a galla. Creare contenuti all’altezza del proprio marchio e saperli raccontare efficacemente al pubblico è una strategia fondamentale ma spesso involontariamente trascurata. Molte volte ci troviamo di fronte ad aziende i cui siti web sono del tutto approssimativi, con poche descrizioni dei propri prodotti e servizi. Oppure, all’estremo opposto, abbiamo delle presentazioni barocche, invasive e fuorvianti rispetto al messaggio originario dell’azienda. Alla stregua di un venditore che non comunica abilmente i suoi prodotti, o che non li comunica affatto, anche un sito web può risultare “muto” o “logorroico”, dimenticandosi che così facendo rischia di perdere potenziali clienti, coloro che si erano avvicinati al sito anche per la sola ricerca d’informazioni, esattamente come nella vita reale.

Per questa ragione lo storytelling aziendale deve essere la naturale fusione tra contenuti e design della pagina web, tra tradizione e innovazione. Se il sito web rappresenta l’estensione virtuale dell’azienda, la vetrina di comunicazione primaria di prodotti e idee che altrimenti resterebbero silenziati, lo storytelling deve lavorare sulle emozioni, mettere in campo valori largamente condivisi dai suoi fruitori al fine di coinvolgere il proprio pubblico, facendolo quindi sentire parte della storia e membro attivo di quella grande famiglia aziendale che è il brand. Questo perché il pubblico non è più semplice pubblico ma è diventato community, “prosumer” (promotore-consumatore), ossia ha acquisito potere di influenzamento virale.

«Le persone hanno il megafono» scrive Miriam Bertoli, Web Marketing Manager, nel suo libro “Web marketing per le PMI”, edito da Hoepli. «Esprimono opinioni che influenzano la reputazione delle aziende e dei loro prodotti e, di conseguenza, le scelte di altre persone». Lo storytelling, la narrazione dell’identità aziendale, si completa infatti con ciò che i “prosumer” raccontano, siano essi utenti sporadici o veri e propri collaboratori. Per questa ragione si parla di identità liquida, ossia quella capacità del brand aziendale di sapersi interfacciare con le diverse tipologie d’utenza, assumendo una forma mutevole e duttile a seconda del target che si vuole colpire. Lo storytelling diventa così sfaccettato e multidirezionale, mantenendosi però all’interno di un unico filone narrativo principale, quello della comunicazione del brand.