Di questi tempi, per un’azienda profilare e monitorare un preciso segmento di mercato per decidere obiettivi e strategie non è sempre una cosa così tanto semplice. Certo, sappiamo che i big data sono strumenti straordinari che se davvero ben utilizzati, sanno aiutarci a carpire tante sfumature sulle dinamiche relazionali che intercorrono tra beni, servizi e comportamenti dei diversi consumatori. Ma occorre una nuova cultura.

Cosa vuol dire … “se davvero ben utilizzati”? Cosa bisogna sapere e fare per utilizzare bene i Big Data? Innanzitutto dobbiamo imparare alcuni aspetti del funzionamento della nostra mente, quella che deve saper definire obiettivi e porre domande a chi poi sa solo elaborare risposte a velocità impensabile, rifilandoci una infinità di numeri. Per chi naviga in questi mari, competenze specifiche e specialistiche, attenzione ai giochi della propria mente, il modello di business e il piano di marketing, devono quindi essere quanto meno chiari e condivisi all’interno di un team aperto e motivato, con una visione non conflittuale ma competitiva.

La nostra mente ahimè, per sua natura entra nel caos quando ha tante informazioni per decidere azioni mirate ad un obiettivo. Competenze specifiche dei componenti di un team coeso, e consapevolezza da parte di tutti della giusta interpretazione dei numeri, sono elementi più che mai indispensabili da possedere.

L’uomo di norma, per stabilire mete e conseguenti strategie, non sempre usa il pensiero analitico in modo corretto. Sembra strano ma è così. Tutti abbiamo appreso che non bisogna confondere desiderio o sogno con obiettivo; tutti sappiamo che un obiettivo seppur connesso con un desiderio, è innanzitutto un numero rappresentativo di qualche standard da raggiungere entro un tempo ben predeterminato. Ma quanti, pur certi di ciò, sono davvero poi così bravi a definire bene i numeri magici degli obiettivi veri, e a non perdere mai la giusta rotta per monitorare e correggere l’agire verso lo scopo definito?

Quante volte in corso d’opera, cause e condizioni impreviste interferiscono nelle nostre azioni (secondo noi ben pianificate in una chiara strategia) e queste, poi insinuano in noi dubbi e relativismo? In questi casi, anche nella vita, più di quanto si creda, tendiamo a prendere decisioni di ogni genere, distorciamo il valore dei numeri, e alterando spesso la realtà, facciamo scelte che si riveleranno alla fine solo più o meno fortunate nel corso del tempo. Se tutto va bene, ci esaltiamo, se qualcosa va storta, siamo quasi sempre a trovare colpevoli da qualche parte, o addirittura siamo pronti a martirizzarci.

Già fin dagli anni 70, due psicologi (Kahneman e Tversky) si diedero da fare per dimostrare che valutazioni e decisioni che prendiamo, diversamente da quanto crediamo, non si conformano assolutamente alle regole della logica e tantomeno a quelle della statistica più elementare. Perbacco! Essere consapevoli di ciò, quindi non è cosa da poco se vogliamo lavorare con chi di statistica se ne intende, sfornando sotto forma di numeri, fatti della realtà più strani e imprevisti. Serve essere coscienti che noi lavoriamo con numeri che esprimono in che modo la realtà delle cose degli umani, si manifesta momento per momento, nel continuo mutamento! Procediamo con calma allora. Cerchiamo per quanto possibile e nel nostro piccolo di venirne a capo.

Esistono due statistiche, quelle vere che pochi amano, ossia, quelle che si costruiscono nel tempo e che si conoscono ed utilizzano in modo appropriato, e poi esistono ahimè, quelle molto più diffuse che sono basate prevalentemente su emozioni, intuizioni, esperienza e qualche dato di riferimento utile più che altro a dare forza alle proprie convinzioni più profonde. Queste seconde, tanto per intenderci, sono molto usate addirittura anche nel mondo della finanza! Mondo per nulla razionale. Non proprio cosa da nulla questi studi dei due psicologi israeliani. Se interessati, leggete il loro famoso libro “pensieri lenti e pensieri veloci”.

È appurato che molte scelte, anche quelle più importanti nella vita, si basano più che altro, su un ragionamento intuitivo regolato sull’esperienza individuale e su reazioni emotive alle informazioni presenti nell’ambiente. Questo è manna dal cielo per il successo dei Big Data, che invece analizzano i fatti della realtà dei comportamenti umani con diverso stile e coinvolgimento emotivo dal nostro.

I Big data, non hanno sogni, ambizioni, distrazioni, amori, preoccupazioni, e non hanno neppure famiglia. Questi per dirla tutta, non hanno hobby, non hanno tempo libero, e non dormono mai. Li fermi solo se stacchi la spina. Dipendono da algoritmi che da soli si perfezionano nel tempo (grazie all’intelligenza artificiale) per quello che sono stati programmati a fare.

Condiviso ciò, tenterò qui di riportare ora un approccio metodologico possibile da adoperare al meglio per ottenere dai Big Data, utili risposte per cercare di prendere le migliori decisioni a fini strategici aziendali. Su questo aspetto, i fondamentali da considerare sono quattro per il team affiatato di un’impresa:

  1. Avere sempre ben monitorate le informazioni chiave dei fattori significativi del proprio modello di business scritto in modo specifico e aggiornato (cosa da non dare assolutamente per scontata);
  2. Aver sempre chiari punti di forza e di debolezza organizzativi sapendo che mutano nel tempo;
  3. Avere un solido controllo di gestione dei processi aziendali e un piano di marketing il più strutturato possibile (ideale sarebbe quello di avere già anche un buon CRM ben consolidato e ricco di info);
  4. Non ultimo, aver internamente all’azienda, potenziale umano con una cultura orientata al miglioramento continuo dei processi organizzativi, di marketing e della comunicazione e non prime donne.

In funzione di come siamo strutturati nel saper rispondere ai precedenti quattro punti, in modo diverso, ognuno come esperto per le proprie competenze specifiche e specialistiche e sempre in funzione della mission aziendale in cui opera, procederà per stabilire gli obiettivi da raggiungere attraverso i big data. Definire dove si vuole andare, è la fase preliminare per qualsiasi mercato di riferimento (e per ogni decisione della vita), dove e come davvero invece si andrà (strategie, tattiche e stratagemmi) è difatti ciò che con metodo e precisi strumenti ogni azienda già fa in modo più o meno “artigianale” ed ora può migliorare.

Gli obiettivi che bisogna saper ben individuare possono riguardare numeri da cercare per capire la percezione e la reputazione del proprio brand; i canali comunicativi da implementare, correggere o ridurre; a ciò che posso offrire meglio e in più, su cosa chiedono in genere i clienti potenziali e cosa chiedono invece in particolare i miei clienti in portafoglio. Altri obiettivi interessanti possono scaturire per stabilire cosa fare in modo analitico per individuare come migliorare l’efficienza delle fasi dei processi produttivi, logistici, ecc; cosa serve per ottimizzare il processo di acquisto del consumatore, ecc. Questi sono solo alcuni esempi di aree di obiettivi da perfezionare e adattare alle proprie esigenze del proprio modello di business.

Stabiliti obiettivi e domande, una volta messo in moto “il tritadati”, man mano che le info giungono, e in funzione della solidità del team, si procede passo dopo passo, testando e perfezionando ogni decisione prima di standardizzarla e ufficializzarla. Cosa fare di importante nel frattempo? Non perdere mai di vista la linea guida del proprio modello di business e chiaramente del proprio piano di marketing, che ahimè, non essendo un vangelo, sappiamo che sarà sempre da implementare, correggere e migliorare continuamente.

Per concludere, ultime riflessioni. Attenzione! L’ottimismo è la chiave umana per raggiungere mete inaspettate nella vita. La fiducia in se e una buona e sana dose di autostima. Queste aiutano tantissimo per conquistare mete talvolta apparentemente irraggiungibili; la fortuna meglio averla sempre al proprio fianco. Con una gran mole di dati a disposizione, è sempre prudente far sì che la realtà non sia mai nel tempo alterata in modo pericoloso dalla mente umana.

Relazionarsi con la propria mente con consapevole attenzione e responsabilità momento per momento, per chi lavora coi i Big Data è sempre prudente. i Big Data possono fare ben poco sulla coscienza, qui deve essere l’uomo che non deve mai confondere ego con autostima. Pessimismo con ostacoli della realtà. Decidere come procedere una volta definiti gli obiettivi, dipende solo da coraggio e cura equilibrata dei propri punti di forza e debolezza personali, di quelli aziendali, del team e della propria impresa.

Sapendo definire gli obiettivi strategici che concorrono al raggiungimento del risultato finale di un’impresa, e riuscendo ad assumere una cultura orientata ai Big Data, sappiamo che persino le Amministrazioni pubbliche possono migliorare i servizi, ridurre gli sprechi e implementare la qualità della vita dei cittadini. Perché mai quindi, non può pensarci una impresa di ogni dimensione e area merceologica?

Altro motivo per aprire la mente. Grazie al potere crescente degli algoritmi, già nascono sempre di più nuovi modelli e visioni di vita che interagiscono senza confini con nuove professioni e nuove “imprese”. Il mondo è ormai visibilmente sempre più interdipendente e questo è bene non dimenticarlo mai. Azienda, concorrenti diretti e indiretti, fornitori, clienti vecchi e nuovi che vanno e vengono continuamente, sono un tutt’uno.

I Big Data ma non solo, ci insegnano che necessitiamo di nuovi modelli mentali e culturali che saranno sempre più evoluti in un continuum evolutivo e in tempi sempre più ristretti. Tutte cose che non sono impossibili da apprendere, solo se smettiamo di temere ciò che noi stessi abbiamo creato lentamente nei millenni dalla scoperta del fuoco in poi. Tanti mestieri e professioni svaniranno presto è vero, ma tante nuove competenze ci attendono. Non abbiamo più un futuro!! Ci attendono contemporaneamente, più futuri in più tipi di realtà diverse con le quali imparare a convivere!

di Franco Ciardiello

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Ciardiello Franco. Sociologo, esperto in big data, analisi e dinamiche sociorelazionali dell’ecosistema aziendale. Collabora, con strutture specializzate nel monitoraggio e analisi di big data per analisi verticali su brand o prodotti per aiutare a creare efficaci strategie di comunicazione volte ad aumentare la visibilità e i livelli di engagement; aiuta imprenditori, manager e professionisti a  creare strategie commerciali e supporto alle organizzazioni di reti vendite; valorizza il potenziale umano per realizzare progetti condivisi; ponendo cura su attenzione e responsabilità, flussi di comunicazione interna, funzioni, deleghe e poteri per ogni ruolo.